Per il terzo anno consecutivo si ripete il successo di pubblico per la Compagnia Teatrale dell’Associazione Futura che quest’anno ha portato in scena il 29 e 30 Aprile (in replica il 4 giugno) al teatro l’Idea di Sambuca di Sicilia la commedia brillante “Cincu fimmini e un tarì” di Pino Giambrone, rielaborata ed adattata da Franco Francesco, che ne è anche il regista. Applausi e risate grazie a tutti gli interpreti, capaci di regalare momenti piacevoli e divertenti. Sul palcoscenico attori locali, dall’inarrestabile, irrefrenabile e travolgente mattatore Angelo Leone, protagonista insieme alla “padrona del palcoscenico” Margherita Vinci, Marisa Mulè, Mariarita Mangiaracina, Tiziana Lamanno, Lea Buscemi, Pippo Scrò, Francesca Maggio, Franco Di Vita, Paolo Buscemi, Pietro D’attulo, Anna Sparacino, Pietro Cacioppo, il piccolo Salvatore Ricca e con la collaborazione di Salvino Ricca - presidente dell’Associazione - nell'insolita veste di direttore di scena.
Filo conduttore è l'arte dell'arrangiarsi, una specificità del popolo siciliano. "Una ne pensa e cento ne fa" così il personaggio principale di questa commedia " u zu Tatanu Zarbu" (Angelo Leone) ha saputo, in pieno, accentrarsi queste caratteristiche che lo contraddistinguono dagli altri suoi simili, esasperando conflitti tra apparenza e realtà, tra normalità e anormalità. Esso è uno "sbrigafaccenne", facendo la spola tra il suo paesino e Palermo. Riceve anche commissioni per le giocate del lotto. Il destino gli è fatale, dimentica di giocare un terno commissionato da Alfiu, che fortunatamente o sfortunatamente esce nella ruota di Palermo. Alfiu, persona rigorosamente aliena da compromessi, vuole a qualunque costo rimborsata la vincita, altrimenti bisogna pagare con la vita lo sgarbo ricevuto. Il barone Paolo Trupia, titolo comprato a suon di quattrini, con la moglie Vicia Naca e i due figli gemelli biovulari, o come dice lo stesso barone, "di du ova", Pepeddu e Caliddu, che ricorrono alla famiglia Zarbu per stipulare un contratto di fidanzamento con due delle quattro figlie, Agnesina, Catarina, Rusinedda e Assuntina, ancora da maritare. Quale delle quattro piazzare? Si va avanti con questi personaggi tra una serie d’equivoci, che si rivelano davvero esilaranti, ed alla fine " u zu Tatanu Zarbu" collaborato dalla moglie Adelina Barone, servendosi della sua fantasia va alla ricerca del paradosso, risolvendo i problemi, che gli si presentano, coadiuvato dal destino " ‘sta potenti machina ca movi la vita e ca nuddu è capaci di firmari, o di farici cangiari strata."
Filo conduttore è l'arte dell'arrangiarsi, una specificità del popolo siciliano. "Una ne pensa e cento ne fa" così il personaggio principale di questa commedia " u zu Tatanu Zarbu" (Angelo Leone) ha saputo, in pieno, accentrarsi queste caratteristiche che lo contraddistinguono dagli altri suoi simili, esasperando conflitti tra apparenza e realtà, tra normalità e anormalità. Esso è uno "sbrigafaccenne", facendo la spola tra il suo paesino e Palermo. Riceve anche commissioni per le giocate del lotto. Il destino gli è fatale, dimentica di giocare un terno commissionato da Alfiu, che fortunatamente o sfortunatamente esce nella ruota di Palermo. Alfiu, persona rigorosamente aliena da compromessi, vuole a qualunque costo rimborsata la vincita, altrimenti bisogna pagare con la vita lo sgarbo ricevuto. Il barone Paolo Trupia, titolo comprato a suon di quattrini, con la moglie Vicia Naca e i due figli gemelli biovulari, o come dice lo stesso barone, "di du ova", Pepeddu e Caliddu, che ricorrono alla famiglia Zarbu per stipulare un contratto di fidanzamento con due delle quattro figlie, Agnesina, Catarina, Rusinedda e Assuntina, ancora da maritare. Quale delle quattro piazzare? Si va avanti con questi personaggi tra una serie d’equivoci, che si rivelano davvero esilaranti, ed alla fine " u zu Tatanu Zarbu" collaborato dalla moglie Adelina Barone, servendosi della sua fantasia va alla ricerca del paradosso, risolvendo i problemi, che gli si presentano, coadiuvato dal destino " ‘sta potenti machina ca movi la vita e ca nuddu è capaci di firmari, o di farici cangiari strata."
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