La Sicilia, 7 mag. Manca l'acqua? «Pazienza, pioverà». Le strade fanno schifo? «Beh, prima o poi le asfalteranno». Non c'è lavoro? «Prima o poi ci sarà». Ti crolla la casa accanto? «Sì, ma la mia resiste».
Brava gente quella agrigentina, capace di guardare al futuro con inguaribile ottimismo. A che serve protestare, incazzarsi. Da queste parti va tutto bene: il lavoro c'è per tutti, le strade sono tavoli da biliardo dove nessuno ci rimette la vita. Tutto fila liscio, la burocrazia è un'alleata di tutti, nelle piccole e nelle grande cose quotidiane. Perché alzare la testa? Guardare negli occhi i problemi che - pare - sono frutto della mente malata di qualcuno. L'agrigentino sta bene così, non gli manca niente. Va tutto a meraviglia e quando qualcuno organizza una manifestazione di piazza per protestare, apriti cielo. Neanche fossero appestati, gli organizzatori di tali «sacrileghi» atti di intolleranza verso le disgrazie di questa terra si ritrovano al cospetto di fallimenti. Come ieri a Santa Margherita Belice, luogo scelto dalla Cgil (non da un club di scapoli e ammogliati) per dare voce agli agrigentini di tutta la provincia, nel contesto dello sciopero generale programmato da settimane proprio per ieri. Come alieni, gli organizzatori della manifestazione sono sbarcati nella piazza della cittadina belicina, tra l'indifferenza generale. Il sospetto però è che anche se si fosse svolto ad Agrigento, magari al Viale della Vittoria, lo sciopero generale di ieri avrebbe fatto registrare lo stesso deprimente spettacolo.
Nella città dei Templi e nella provincia in generale il problema più grande e devastante è quello dell'indifferenza della gente ai problemi quotidiani, ai metodi civili e democratici per ridimensionarli. La gente è storicamente assuefatta alla sofferenza, restia a protestare, neanche si rischiasse una sanzione divina.
Tanto qui l'acqua c'è tutti i giorni, le strade sono lastre di marmo, il lavoro trabocca, tutto va bene.
Fonte: La Sicilia
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