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....La libertà non è star sopra un albero, non è neanche avere un’opinione, la libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione.... G.Gaber

sabato 23 aprile 2011

Venerdì Santo, la processione

Tratto dal libro "Per modo di dire" di Alfonso di Giovanna.
Nell'ampia matrice la marea del popolo ondeggiava, disponendosi a sfociare, dalla porta centrale e da quella secondaria, sulle vie adiacenti. L'urna, col Cristo Morto, aveva un sussulto appena i confrati la scrollavano per ca­ricarla sulle spalle. Dopo cominciava ad avanzarsi sulla folla co­me una nave sulle onde.
L’Addolorata veniva caricata poco dopo, non appena la ban­da musicale si collocava dietro l'urna e un folto gruppo di fede­li, con le torce accese, formava due file di litanianti appresso al­la banda. La processione impiegava un paio d'ore a percorrere, Via Fantasma, Rosario, Celso, Cacioppo, Educandario, Marconi, Concezione e per tutto il Corso Umberto e Via Belvedere.
I confrati si avvicendavano sotto i fercoli. Ora forse è diffi­cile trovare tra di essi chi impianta una lite per contendersi un posto sotto un «castagnolo»; ma in altri tempi - ci riferiscono gli anziani - avvenivano lotte di sangue. Portare il Cristo Mor­to - specie -tra i Rosati - era un segno di nobiltà, dato che la Confraternita era costituita - per tradizione - da «nobili». L’esserne esclusi era una «diminutio capitis»; anche perché solo in quella circostanza, gli «altri», i non «nobili», potevano cono­scere chi fossero quelli del «ceto» e questi a loro volta ostentar­ne l'ufficialità.
Quando la processione arrivava alla Chiesa di S. Michele - scelta come sede della sepoltura - dinnanzi al portale, il Cristo Morto sostava in attesa dell'arrivo dell'Addolorata, che lungo il percorso si era distanziata ancor di più dall'urna per il crescente numero di fedeli sopravvenuti.
Era il momento del saluto! La Madre se ne ritornava nella sua chiesa di Gesù e Maria e prima di fare ritorno salutava con un inchino il Figlio.
I confrati che reggono le travi anteriori del fercolo si piegano un po' e l'inchino è fatto. Tra la folla si leva un mormorio di com­mozione. La Madre fa un lento giro e riprende, con i colpi lenti del solo tamburo, ma con un'immensa folla di devoti, la via del ri­torno verso la Chiesetta donde era uscita alle ore 14.

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